Pensione, brutte notizie: ecco a chi slitterà, controlla

Sul fronte delle pensioni c’è un dettaglio che in pochi conoscono: per diverse persone la possibilità di andarci slitterà da 64 a 71 anni. Cerchiamo di capire meglio il motivo celato dietro questa importante variazione.

Sono molteplici le misure mediante le quali, come previsto dalla legge italiana, andare in pensione godendo finalmente dei frutti del sudato lavoro. Misure ordinarie, ovvero la pensione di vecchiaia e la pensione anticipata e misure in deroga che sono estremamente diversificate e che, nel corso degli anni, sono andate mutando in alcuni casi considerevolmente. Ve ne sono poi alcune in scadenza entro la fine dell’anno e che porteranno alcune persone a veder slittare la possibilità di andare in pensione.

Pensioni anticipate e di vecchiaia: per quali lavoratori slitta
Slittamento pensione da 64 a 71 anni: perchè (Ossinotizie.it)

Le pensioni degli italiani hanno subito una drastica mutazione in seguito all’entrata in vigore del sistema contributivo, che ha portato ad un allungamento dei tempi per poterci andare. Con maggiori difficoltà per coloro i quali rientrano integralmente in questo sistema, tanto che per alcuni di essi la pensione andrà a slittare da 64 a 71 anni, un dilatamento temporale che a partire dal 2024 interesserà un numero sempre maggiore di contribuenti.

Pensioni, per molti lavoratori slitterà? Ecco per quale motivo

I lavoratori sono divisi in due maxi gruppi ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare prima e chi ha iniziato dopo il 1996 e ciò che cambia tra le due categorie sono proprio le regole per andare a calcolare le pensioni. Nel primo caso infatti è il calcolo misto a determinare, usando il retributivo per i mesi antecedenti il 96 ed il contributivo per le altre, quando andare in pensione.

Pensioni: i vincoli del sistema contributivo
Molti lavoratori dovranno attendere i 71 anni per andare in pensione (Ossinotizie.it)

Se il retributivo fa riferimento alle ultime 52 settimane di lavoro svolto il contributivo è meno vantaggioso ed è basato sui contributi che il lavoratore ha effettivamente versato, con un valore pari al 33% della retribuzione. Coloro i quali entro il 31 dicembre 1995 hanno oltre 18 anni di contributi versati potranno beneficiare del calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011; ma le regole di pensionamento andranno comunque a cambiare diventando, per chi ha cominciato a lavorare dal 96 in poi, più restrittive.

Pensione da 64 a 71 anni, per quale motivo

Con il passare degli anni il numero di coloro che ha molti contributi versati prima di quell’anno viene progressivamente a diminuire. Le possibilità per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 sono quelle di accedere, a 64 anni con 20 di contributi, alla pensione anticipata contributiva.

Questo a condizione che la pensione liquidata sia di almeno 1410 euro mensili ovvero una pensione che sia pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale pari, per l’anno in corso, a 503,27 euro. In caso contrario non vi sarà la possibilità di accedere a questa pensione e dovrà attendere almeno i 67 anni ed i 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia; ma anche in questo caso con un vincolo ovvero che l’importo sia pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale ovvero 750 euro mensili circa.

E qui sorge il problema: se tale importo non viene raggiunto non sarà possibile ricevere la pensione e occorrerà attendere i 71 anni, quando basterebbero solo 5 anni di contributi e verrebbe meno il vincolo dell’assegno minimo di pensione. Per molti questo potrebbe tradursi in una vera beffa.

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