Affitti brevi, la situazione si fa sempre più calda: come stanno le cose

La musica cambia per tanti proprietari di seconde case nelle città d’arte. Ecco le modifiche in arrivo per gli affitti brevi. 

Tra i temi caldi nell’attuale agenda del governo Meloni ci sono le piattaforme che consentono ai turisti di soggiornare per brevi periodi nelle mete turistiche con la formula dell’affitto breve, conveniente sia per loro sia per i proprietari. L’argomento è molto divisivo: se i sindaci chiedono di introdurre nuove misure a livello nazionale, i proprietari con Confedilizia caldeggiano l’applicazione delle regole già esistenti e la semplificazione di alcune procedure. Ma pare proprio che sia in arrivo un forte giro di vite.

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Affitti brevi, la situazione si fa sempre più calda- Ossinotizie.it

“Il sistema va normato perché è un vero e proprio far west ma dobbiamo riflettere sulle specificità della nostra nazione”, ha dichiarato la ministra del Turismo Daniela Santanché. Il riferimento è sicuramente al proliferare di case vacanza e B&B nei centri storici delle più importanti città d’arte italiane, sempre più svuotati di residenti e dunque in crisi di identità. Tale è l’effetto provocato da piattaforme come Airbnb, Booking. Il punto è: come cambiare le regole?

La nuova stretta sugli affitti brevi

“Certamente dobbiamo regolamentare – ha chiarito la ministra Santanché – e abbiamo già aperto un tavolo di lavoro al ministero con tutte le associazioni di categoria”. L’esecutivo sta già lavorando a una legge nazionale e metterà a punto una proposta che vede coinvolte le associazioni di categoria. La stessa Santanché precisa però che bisogna riflettere bene sulle specificità della nostra nazione, con particolare riferimento ai piccoli borghi: “In Italia sono oltre 5600 e lì di strutture alberghiere non ce ne sono, quindi sono importanti gli affitti brevi”.

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Affitti brevi arriva la stretta- Ossinotizie.it

La ministra intende poi operare un distinguo tra chi affitta una stanza della propria casa o ha avuto un appartamento in eredità e lo affitta per brevi periodi per arrotondare e arrivare a fine mese, e chi invece ha decine di appartamenti e ne fa una lucrosa professione. I sindaci intanto hanno già approntato la loro proposta: autorizzare gli affitti brevi sopra i 90 giorni all’anno emettendo delle licenze valide per 5 anni. E ciò all’interno di una programmazione della città che individui le zone in cui tali autorizzazioni possono essere emesse.

Confedilizia e altre 12 organizzazioni rappresentative del settore, invece, chiedono alla ministra di abrogare due norme. La prima riguarda il Comune di Venezia, che oggi ha la possibilità di limitare gli affitti brevi nel centro storico. La seconda è quella che “trasforma obbligatoriamente in imprenditore il proprietario che intenda locare per periodi brevi più di quattro appartamenti”. Confedilizia propone inoltre di ridurre a un unico adempimento “a carico del proprietario (o al gestore professionale del suo immobile), la comunicazione telematica alla Questura circa i dati e le informazioni normativamente richiesti con l’assegnazione di un codice identificativo o numero di registrazione”. E di attivare il “Codice identificativo nazionale” (Cin) varato nel 2019 ma mai reso operativo.

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